Le nobili famiglie imparentate col Casato
MALATESTA
I Malatesta (o Malatesti, dal latino "de Malatestis"), originari del Montefeltro, furono tra le più importanti ed influenti famiglie del medioevo. Dominaromo su Rimini sulla e su vari territori della Romagna dal 1295 al 1500 e successivi altri brevi periodi.
I Malatesta, Signori di Rimini.
GRIMALDI

I Grimaldi sono un'antica famiglia di origine genovese che regna su Monaco dal XIII secolo, prima come signori e poi come principi, ed è attualmente rappresentata dal principe sovrano Alberto II Grimaldi.
Fu una delle cinque più importanti casate della nobiltà feudale della Repubblica di Genova, assieme ai Doria, agli Spinola, ai Fieschi e agli Imperiale. Si arricchì con mercatura, finanza, acquisto di terre. Si divise in vari rami con titoli principeschi, ducali e marchionali, prevalentemente in Italia, Francia e Spagna.Molte stirpi genovesi assunsero il cognome Grimaldi tramite l'istituto dell'Albergo dei Nobili; tra le casate illustri si trovano, ad esempio, i De Castro e i Durazzo.
Il famoso ramo di Monaco è estinto nella linea maschile sin dal XVII secolo, dalla morte del principe Antonio I Grimaldi; tuttavia, sua figlia Luisa Ippolita, succeduta al padre, sposò Jacques François Léonor Goyon de Matignon, che divenne, dopo la morte della moglie, principe di Monaco jure uxoris, adottando il nome e le armi dei Grimaldi e garantendo in questo modo la continuità della famiglia. Ma, a sua volta, questo ramo si estinse in linea maschile nel XX secolo, con la morte del principe Luigi II Grimaldi; tuttavia, ancora una volta, la dinastia continuò in linea femminile grazie a sua figlia Charlotte, che sposò il conte Pierre de Polignac, il quale, per contratto matrimoniale, adottò il nome e le armi dei Grimaldi; da Charlotte e Pierre discende l'attuale principe sovrano.
Il ramo originale genovese si estinse nel XIX secolo con Dominica sposa di Raffele Costa. Oggi sono eredi diretti i Garagnani di Genova.
Lo stemma è Fusato d'argento e di rosso, il motto è Deo Juvante
Fu una delle cinque più importanti casate della nobiltà feudale della Repubblica di Genova, assieme ai Doria, agli Spinola, ai Fieschi e agli Imperiale. Si arricchì con mercatura, finanza, acquisto di terre. Si divise in vari rami con titoli principeschi, ducali e marchionali, prevalentemente in Italia, Francia e Spagna.Molte stirpi genovesi assunsero il cognome Grimaldi tramite l'istituto dell'Albergo dei Nobili; tra le casate illustri si trovano, ad esempio, i De Castro e i Durazzo.
Il famoso ramo di Monaco è estinto nella linea maschile sin dal XVII secolo, dalla morte del principe Antonio I Grimaldi; tuttavia, sua figlia Luisa Ippolita, succeduta al padre, sposò Jacques François Léonor Goyon de Matignon, che divenne, dopo la morte della moglie, principe di Monaco jure uxoris, adottando il nome e le armi dei Grimaldi e garantendo in questo modo la continuità della famiglia. Ma, a sua volta, questo ramo si estinse in linea maschile nel XX secolo, con la morte del principe Luigi II Grimaldi; tuttavia, ancora una volta, la dinastia continuò in linea femminile grazie a sua figlia Charlotte, che sposò il conte Pierre de Polignac, il quale, per contratto matrimoniale, adottò il nome e le armi dei Grimaldi; da Charlotte e Pierre discende l'attuale principe sovrano.
Il ramo originale genovese si estinse nel XIX secolo con Dominica sposa di Raffele Costa. Oggi sono eredi diretti i Garagnani di Genova.
Lo stemma è Fusato d'argento e di rosso, il motto è Deo Juvante
Grimaldi. Patrizi di Genova
SPADA

La famiglia Spada, una delle più importanti e ricche d'Italia tanto che Alessandro Dumas le attribuì il leggendario tesoro dell'isola di Montecristo, era originaria di Gubbio e, trapiantatasi poi in Romagna, già nel secolo XIII, vi ebbe varie signorie: Ugo di Bernardino Spada nel 1208 possedeva Cesano, Montemaggiore e Zattaglia: Domenico nel 1275 e nel 1313 era signore di Talamello ed Anziano del comune di Faenza. La famiglia ha successivamente posseduto il castello di Gattara in Val d'Amone, i feudi di Tossignano, Borgo e Fontana. Raggiunse un alto grado di potenza e ricchezza con Paolo Spada (1541-1631), Tesoriere di Romagna.
Suo figlio, Bernardino (1595-1661) fu Nunzio a Parigi, poi cardinale.
Un altro figlio, Giacomo Filippo (n. 1576), acquistò nel 1637 dal vescovo di Bertinoro le enfiteusi feudali di Montevescovo e di San Giovanni in Squarzarolo col titolo di marchese.
I feudi di Roncofreddo e di Montiano entrarono in famiglia nel 1639 alla morte di Leonida Malatesta, marchese di Roncofreddo e contessa di Montiano, per via del matrimonio di Claudia Margherita, figlia di Giacomo Filippo Malatesta, con Ridolfo Spada.
Il castello di Montiano nel Medioevo aveva fatto parte del Compito di Savignano e nell'anno 896 Ingelrada, vedova di Martino Duca di Ravenna ed il figlio Pietro lo cedettero all'Arcivescovo di Ravenna il quale, proprio a Montiano, stabili la sede del suo ampio viscontato, nel 1209 riconfermatogli dall'imperatore Ottone IV.
Al tempo delle lotte comunali Montiano fu conteso fra i Riminesi e i Cesenati. Nel 1355 fu preso e saccheggiato dagli Ordelaffi e, successiva-mente, il cardinale Albornoz, legato del papa, lo cedette per dodici anni ai Malatesta di Rimini.
Da un breve di Pio V del 4 dicembre 1571 risulta che Montiano e Roncofreddo erano stati concessi a Paolo Savelli e che questi li vendette poi al Duca di Parma Luigi Farnese che, a sua volta, li concesse, in permuta, a Cleopatra Zampeschi. Questa li portò poi in dote a Leonida Malatesta, figlio di Giacomo, signore di Sogliano e Montecodruzzo.
Giacomo Filippo Malatesta, figlio di Leonida primo marchese di Roncofreddo e conte di Montiano, ricevette investitura dei due feudi nel 1571 da San Pio V.
A lui si devono importanti lavori di riattamento ed irrobustimento delle cinte murarie dei feudi di Montecodruzzo, Montiano e Roncofreddo, nella quale località allargo il perimetro delle mura per dar modo agli abitanti di trovarsi più a loro agio.
A Giacomo successe Carlo Felice come appare dal suo testamento rogato nel 1599 dal notaio Massa di Cesena.
A Carlo Felice successe il figlio Leonida o Leonildo e a lui la figlia Claudia Margherita, moglie di Ridolfo o Rodolfo Spada.
Si legge in una vecchia carta che il 30 novembre 1659 la marchesa Claudia Margherita prese possesso dei due feudi di Montiano e Roncofreddo “con tutte le solennità, e funzioni in virtù di mandato speciale dell'E.mo Signor Cardinale Sacchetti Giudice a tal effetto deputato, e per ciò fu proposto dal Consiglio fare le solite dimostrazioni giusto il consueto..”
Ma pare che la successione non fosse così pacifica. La famiglia dei Malatesta versava in precarie condizioni economiche sicché, verso la fine del secolo XVII, ad istanza dei loro creditori, la Congregazione dei Baroni mise in vendita, assieme ad altri beni dei Malatesta, il Contado di Montiano e il Marchesato di Roncofreddo.
Questi due feudi furono comprati allora da Muzio Spada (n. 1661), a seguito di una lunga lite con Livio Odescalchi, Duca di Bracciano, sul fondamento dei diritto di prelazione che a lui spettava nella qualità di figlio ed erede di Claudia Margherita Malatesta del quondam Giacomo juniore, moglie di Ridolfo Spada.
Tutto ciò risulta dal Chirografo di Clemente XI del 24 aprile 1703, col quale il Pontefice dette il suo assenso a detta compra vendita e confermò il titolo all'acquirente Muzio Spada, suoi eredi e successori qualsiavoglia in perpetuo".
Pare che i due feudi di Roncofreddo e Montiano fossero retti più che da Claudia Margherita, dal marito marchese Ridolfo che, alla morte dello zio Giacomo Filippo, rimasto celibe, aveva ereditato i suoi due feudi di Montevescono e San Giovanni in Squarzarolo.
Da un bando emanato nel 1692 dal cardinal legato Domenico Maria Corsi figura l'elenco dei beni posseduti dal marchese Bali Muzio e dal conte Paolo: nel territorio di Faenza, fra possessioni e luoghi, n. 48; nel territorio di Brisighella n. 24; nel territorio di Solarolo n. 2; nel territorio di Russi n. 55: in quello di Cesena e Cesenatico n. 15; nel Cervese n. 3, nel territorio di Savignano n. 2; in quello di Gaggio e Formione n. 22.
Nel territorio di Russi gli Spada possedevano, ai margini della loro grande tenuta, il cosidetto Casino di San Carlo, una grande villa padronale con chiesa, magazzeni, stalle, scuderie: costruzione dovuta alla passione che Paolo Spada nutriva per l'architettura. Pur essendo soltanto un dilettante, a lui si devono altri edifici. Anzitutto la villa Spada (oggi Ginanni-Fantuzzi) di Brisighella cui pose mano nel 1575, modificando ed ampliando un precedente edificio. Costruì, sempre a Brisighella, un nuovo monastero per i Cistercensi con l'annessa chiesa di San Bernardo (17), poi apportò modifiche alle case che aveva nella località e a quelle che possedeva a Cesenatico, Zattaglia, Quarneto, Ravenna dove aveva pure, fuori città, un palazzetto. Ma il suo lavoro più importante fu la costruzione del Monastero di Santa Francesca Romana a Brisighella (18). Però il vero architetto della famiglia fu il figlio Virgilio (1569-1662), autore della cappella Spada nella chiesa di Santa Maria dell'Angelo di Faenza, di quella, sempre della famiglia, della chiesa di San Paolo a Bologna e l'abbellimento della cappella Spada in S. Girolamo della Carità in Roma. A lui inoltre si devono numerose altre opere di vari committenti.
Gli Spada sono stati una famiglia residente anche a Roma: nel Settecento un ramo si stabilì in Lorena dove diventarono titolari del marchesato di Gerbeuville. Il personaggio più significativo fu Michelangelo, costruttore del palazzo ternano (1521-1584); trasferitosi a Roma, fu nominato conte di Collescipoli da papa Giulio III. Esercitava le funzioni di coppiere, cameriere pontificio, segretario apostolico, cavaliere di San Pietro, di Loreto e di San Paolo e conservatore capitolino.
La famiglia vanta una presunta discendenza da un progenitore vissuto nel 1059, Godofredo Spata. Storicamente, però, il capostipite è stato Giovanni, residente a Terni dai primi anni del Trecento, notaio e fondatore della potenza economica della stirpe. Da lui discese Silvestro, genitore di Michelangelo, presente dal 1574 nell'elenco della nobiltà romana.
Il cognome è attestato appartenere a nobile famiglia a Pesaro, Roma, Spoleto, Torino, Bologna, Roma, Lucca. La madre di Michelangelo si chiamava Ersilia degli Atti, di Todi. Il padre Silvestro esercitava la canonica professione di notaio. Assicurò la discendenza il primogenito Gaspare. Lo Spada, consapevole del prestigio conseguito a Terni, incaricò il famoso architetto Antonio da Sangallo il Giovane di elaborare il progetto di un monumentale palazzo cittadino che indicasse l'autorevolezza della casata.
Nel Seicento il Cardinale Bernardino Spada, nato a Brisighella (RA), ebbe la brillante intuizione di acquistare, nel 1632, un edificio signorile in piazza Capodiferro a Roma (poi chiamato Palazzo Spada), e di affidarne un radicale restauro a Francesco Borromini.
Suo figlio, Bernardino (1595-1661) fu Nunzio a Parigi, poi cardinale.
Un altro figlio, Giacomo Filippo (n. 1576), acquistò nel 1637 dal vescovo di Bertinoro le enfiteusi feudali di Montevescovo e di San Giovanni in Squarzarolo col titolo di marchese.
I feudi di Roncofreddo e di Montiano entrarono in famiglia nel 1639 alla morte di Leonida Malatesta, marchese di Roncofreddo e contessa di Montiano, per via del matrimonio di Claudia Margherita, figlia di Giacomo Filippo Malatesta, con Ridolfo Spada.
Il castello di Montiano nel Medioevo aveva fatto parte del Compito di Savignano e nell'anno 896 Ingelrada, vedova di Martino Duca di Ravenna ed il figlio Pietro lo cedettero all'Arcivescovo di Ravenna il quale, proprio a Montiano, stabili la sede del suo ampio viscontato, nel 1209 riconfermatogli dall'imperatore Ottone IV.
Al tempo delle lotte comunali Montiano fu conteso fra i Riminesi e i Cesenati. Nel 1355 fu preso e saccheggiato dagli Ordelaffi e, successiva-mente, il cardinale Albornoz, legato del papa, lo cedette per dodici anni ai Malatesta di Rimini.
Da un breve di Pio V del 4 dicembre 1571 risulta che Montiano e Roncofreddo erano stati concessi a Paolo Savelli e che questi li vendette poi al Duca di Parma Luigi Farnese che, a sua volta, li concesse, in permuta, a Cleopatra Zampeschi. Questa li portò poi in dote a Leonida Malatesta, figlio di Giacomo, signore di Sogliano e Montecodruzzo.
Giacomo Filippo Malatesta, figlio di Leonida primo marchese di Roncofreddo e conte di Montiano, ricevette investitura dei due feudi nel 1571 da San Pio V.
A lui si devono importanti lavori di riattamento ed irrobustimento delle cinte murarie dei feudi di Montecodruzzo, Montiano e Roncofreddo, nella quale località allargo il perimetro delle mura per dar modo agli abitanti di trovarsi più a loro agio.
A Giacomo successe Carlo Felice come appare dal suo testamento rogato nel 1599 dal notaio Massa di Cesena.
A Carlo Felice successe il figlio Leonida o Leonildo e a lui la figlia Claudia Margherita, moglie di Ridolfo o Rodolfo Spada.
Si legge in una vecchia carta che il 30 novembre 1659 la marchesa Claudia Margherita prese possesso dei due feudi di Montiano e Roncofreddo “con tutte le solennità, e funzioni in virtù di mandato speciale dell'E.mo Signor Cardinale Sacchetti Giudice a tal effetto deputato, e per ciò fu proposto dal Consiglio fare le solite dimostrazioni giusto il consueto..”
Ma pare che la successione non fosse così pacifica. La famiglia dei Malatesta versava in precarie condizioni economiche sicché, verso la fine del secolo XVII, ad istanza dei loro creditori, la Congregazione dei Baroni mise in vendita, assieme ad altri beni dei Malatesta, il Contado di Montiano e il Marchesato di Roncofreddo.
Questi due feudi furono comprati allora da Muzio Spada (n. 1661), a seguito di una lunga lite con Livio Odescalchi, Duca di Bracciano, sul fondamento dei diritto di prelazione che a lui spettava nella qualità di figlio ed erede di Claudia Margherita Malatesta del quondam Giacomo juniore, moglie di Ridolfo Spada.
Tutto ciò risulta dal Chirografo di Clemente XI del 24 aprile 1703, col quale il Pontefice dette il suo assenso a detta compra vendita e confermò il titolo all'acquirente Muzio Spada, suoi eredi e successori qualsiavoglia in perpetuo".
Pare che i due feudi di Roncofreddo e Montiano fossero retti più che da Claudia Margherita, dal marito marchese Ridolfo che, alla morte dello zio Giacomo Filippo, rimasto celibe, aveva ereditato i suoi due feudi di Montevescono e San Giovanni in Squarzarolo.
Da un bando emanato nel 1692 dal cardinal legato Domenico Maria Corsi figura l'elenco dei beni posseduti dal marchese Bali Muzio e dal conte Paolo: nel territorio di Faenza, fra possessioni e luoghi, n. 48; nel territorio di Brisighella n. 24; nel territorio di Solarolo n. 2; nel territorio di Russi n. 55: in quello di Cesena e Cesenatico n. 15; nel Cervese n. 3, nel territorio di Savignano n. 2; in quello di Gaggio e Formione n. 22.
Nel territorio di Russi gli Spada possedevano, ai margini della loro grande tenuta, il cosidetto Casino di San Carlo, una grande villa padronale con chiesa, magazzeni, stalle, scuderie: costruzione dovuta alla passione che Paolo Spada nutriva per l'architettura. Pur essendo soltanto un dilettante, a lui si devono altri edifici. Anzitutto la villa Spada (oggi Ginanni-Fantuzzi) di Brisighella cui pose mano nel 1575, modificando ed ampliando un precedente edificio. Costruì, sempre a Brisighella, un nuovo monastero per i Cistercensi con l'annessa chiesa di San Bernardo (17), poi apportò modifiche alle case che aveva nella località e a quelle che possedeva a Cesenatico, Zattaglia, Quarneto, Ravenna dove aveva pure, fuori città, un palazzetto. Ma il suo lavoro più importante fu la costruzione del Monastero di Santa Francesca Romana a Brisighella (18). Però il vero architetto della famiglia fu il figlio Virgilio (1569-1662), autore della cappella Spada nella chiesa di Santa Maria dell'Angelo di Faenza, di quella, sempre della famiglia, della chiesa di San Paolo a Bologna e l'abbellimento della cappella Spada in S. Girolamo della Carità in Roma. A lui inoltre si devono numerose altre opere di vari committenti.
Gli Spada sono stati una famiglia residente anche a Roma: nel Settecento un ramo si stabilì in Lorena dove diventarono titolari del marchesato di Gerbeuville. Il personaggio più significativo fu Michelangelo, costruttore del palazzo ternano (1521-1584); trasferitosi a Roma, fu nominato conte di Collescipoli da papa Giulio III. Esercitava le funzioni di coppiere, cameriere pontificio, segretario apostolico, cavaliere di San Pietro, di Loreto e di San Paolo e conservatore capitolino.
La famiglia vanta una presunta discendenza da un progenitore vissuto nel 1059, Godofredo Spata. Storicamente, però, il capostipite è stato Giovanni, residente a Terni dai primi anni del Trecento, notaio e fondatore della potenza economica della stirpe. Da lui discese Silvestro, genitore di Michelangelo, presente dal 1574 nell'elenco della nobiltà romana.
Il cognome è attestato appartenere a nobile famiglia a Pesaro, Roma, Spoleto, Torino, Bologna, Roma, Lucca. La madre di Michelangelo si chiamava Ersilia degli Atti, di Todi. Il padre Silvestro esercitava la canonica professione di notaio. Assicurò la discendenza il primogenito Gaspare. Lo Spada, consapevole del prestigio conseguito a Terni, incaricò il famoso architetto Antonio da Sangallo il Giovane di elaborare il progetto di un monumentale palazzo cittadino che indicasse l'autorevolezza della casata.
Nel Seicento il Cardinale Bernardino Spada, nato a Brisighella (RA), ebbe la brillante intuizione di acquistare, nel 1632, un edificio signorile in piazza Capodiferro a Roma (poi chiamato Palazzo Spada), e di affidarne un radicale restauro a Francesco Borromini.
Margherita Spada ,dipinto nel "Ritratto di Nobildonna" di Sebastiano Ceccarini (Fano 1703-Fano 1783) pittore prediletto della famiglia Spada
FANTI

La famiglia Fanti ebbe comune origine coi Pio di Carpi e coi Pico duchi di Mirandola, dei Pedocca, dei Papazzoni, dei Padella e degli Azzolini tutte diramate (secondo Muratori e Tiraboschi) da Manfredi, nobile guerriero ai tempi di Matilde, signore del castello di Limiti a Carpi. I primi figli di Manfredi vennero chiamati genericamente Infanti divisi poi in tre rami: Infanti, Pio e Pico. Il cognome Infanti variò prima in Del Fante e più tardi in Fanti.
I due rami, Fanti e Pico furono ricchi e potenti nel territorio di Mirandola mentre i Pio su Carpi.
Lo scontro tra i Pico e i Fanti per guidare il territorio di Mirandola finì vinto dai Pico che ne diventarono signori e duchi. I Fanti si spostarono nel modenese dove ottennero, col nome Del Fante, il patriziato. Da Modena passarono a Ferrara dove anche qui ottennero il patriziato col nome di Fanti. Tornarono poi a Carpi dove i due fratelli Antonio e Filippo spostarono la residenza. Filippo andò poi a Bologna come membro della corte pontificia e sposò la nobile Apollonia Laurenti da cui nacque Rita moglie di Raffaele Garagnani. L’altro fratello Antonio sposò la nobildonna Silea Corbolani ed ebbe Manfredo Fanti, massimo eroe del Risorgimento Italiano, Senatore del Regno e fondatore del Regio esercito.
I due rami, Fanti e Pico furono ricchi e potenti nel territorio di Mirandola mentre i Pio su Carpi.
Lo scontro tra i Pico e i Fanti per guidare il territorio di Mirandola finì vinto dai Pico che ne diventarono signori e duchi. I Fanti si spostarono nel modenese dove ottennero, col nome Del Fante, il patriziato. Da Modena passarono a Ferrara dove anche qui ottennero il patriziato col nome di Fanti. Tornarono poi a Carpi dove i due fratelli Antonio e Filippo spostarono la residenza. Filippo andò poi a Bologna come membro della corte pontificia e sposò la nobile Apollonia Laurenti da cui nacque Rita moglie di Raffaele Garagnani. L’altro fratello Antonio sposò la nobildonna Silea Corbolani ed ebbe Manfredo Fanti, massimo eroe del Risorgimento Italiano, Senatore del Regno e fondatore del Regio esercito.
MORAZZINI

Il cognome trae origine dal termine Moro, Mori che in Toscana, Lazio e Umbria (Tuscia Viterbese) declina in doppia Z come in Corsica dove declina anche con la doppia C. La famiglia è originaria della Corsica, nei pressi di Calvì precisamente Santa Reparata e Monticello in Balagna nei dintorni di Isola Rossa. Probabilmente il nome prende origine dal toponimo "Campo Moro". Il cognome viene trascritto in modo indifferente sia come Morazzini che Morazzani. Il cognome Moracchini, ancora oggi molto presente in Corsica, ha la stessa origine. Quando migrano in Italia si stanziano tra Campo Morino di Acquapendente e Campo Moro di Grotte di Castro, luoghi a meno di due chilometri di distanza e col nome del tutto identico a Campo Moro. Un Campo Moro è oggi presente solo nella Corsica meridionale. La famiglia si espande poi in tutta la zona senese confinante come Piancastagnaio. Nel 1883 Clemente (nato nel 1852 figlio di Antonio originario della Corsica) e sua moglie Antonia Dionisi a Piancastagnaio ebbero il figlio Mariano. Nel territorio di Grotte di Castro Clemente era proprietario terriero in Vico Canneto, li nel 1892, nacque la figlia Maria Rosa Serita. L’avo di Clemente, il conte Morazzini, nella guerra delle Alpi (1792-1796) era il Sottotenente del Reggimento Guardie.
Mariano Morazzini, emigrò nello spezzino dove sposò Emilia Rebecchi di Calice al Cornoviglio e si stabilirono a Brugnato dove ebbero le due figlie Maria nata nel 1912 e Dorina Irma Teresa nata nel 1917. Tenente dei carabinieri, durante un’azione militare del primo conflitto mondiale venne colpito da una fucilata alla colonna vertebrale. Dopo settimane di agonia morì a La Spezia due mesi dopo la nascita della figlia Dorina.
La famiglia Morazzini, anche se ormai Toscana, è ancora presente in Corsica con un nucleo dal cognome Morazzini, Moracchini, Moretti, Moroni, Morucci tutti con la stessa origine identificata in "Campo Moro". Il Sindaco di Volpajola si chiamava Morazzini. Pietro Morazzini è uno dei protagonisti della serie gialla dedicata a “Lord Francis Powerscourt” personaggio creato dalla penna dell’autore irlandese David Dickinson che viene descritto come originario della Corsica.
Il questore di Roma, Enrico Morazzini ispettore generale della Polizia per la Real Casa,durante la Seconda Guerra Mondiale guidò i militari che arrestarono Mussolini dopo il 25 luglio.
Mariano Morazzini, emigrò nello spezzino dove sposò Emilia Rebecchi di Calice al Cornoviglio e si stabilirono a Brugnato dove ebbero le due figlie Maria nata nel 1912 e Dorina Irma Teresa nata nel 1917. Tenente dei carabinieri, durante un’azione militare del primo conflitto mondiale venne colpito da una fucilata alla colonna vertebrale. Dopo settimane di agonia morì a La Spezia due mesi dopo la nascita della figlia Dorina.
La famiglia Morazzini, anche se ormai Toscana, è ancora presente in Corsica con un nucleo dal cognome Morazzini, Moracchini, Moretti, Moroni, Morucci tutti con la stessa origine identificata in "Campo Moro". Il Sindaco di Volpajola si chiamava Morazzini. Pietro Morazzini è uno dei protagonisti della serie gialla dedicata a “Lord Francis Powerscourt” personaggio creato dalla penna dell’autore irlandese David Dickinson che viene descritto come originario della Corsica.
Il questore di Roma, Enrico Morazzini ispettore generale della Polizia per la Real Casa,durante la Seconda Guerra Mondiale guidò i militari che arrestarono Mussolini dopo il 25 luglio.
Palazzo Morazzani, Brando (Corsica).

Nel Palazzo pubblico di Siena. Camera Usuale del Capitano (lunetta centrale parete Nord- Ovest) sotto stemma di D.Pecci, (Ultimo P.) è presente l’arma gentilizia dei conti Morazzini così blasonata:
Scudo accartocciato, d'argento al bue d'argento passante su campagna di verde ,cimato da un albero fustato di verde.
Dorina Irma Teresa sposò Francesco Giuseppe Garagnani. Sono i nonni materni di Luciano Francesco.
Scudo accartocciato, d'argento al bue d'argento passante su campagna di verde ,cimato da un albero fustato di verde.
Dorina Irma Teresa sposò Francesco Giuseppe Garagnani. Sono i nonni materni di Luciano Francesco.
REBECCHI

Arma della famiglia Rebecchi, originaria di Carpi emigrata nell'attuale territorio spezzino.
D’argento, al busto di re, al naturale, coronato ed incatenato d’oro.
La famiglia Rebecchi è oriunda dalla Germania e si è stabilita a Carpi dove si ha traccia fin dal XIV secolo. Nella città modenese divenne fiorente con notai e notabili. La “Casa Rebecchi” a Carpi è adornata da un battiporta in bronzo realizzato da Ercole Caleffi e descritto minuziosamente nel testo di Angelucci del 1869 "Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane".
La famiglia si imparentò coi Pio di Savoia e nel 1467 a seguito del matrimonio tra Zaffira Pio di Savoia e Galeotto Malaspina, un ramo dei Rebecchi si spostò da Carpi alla Val di Magra e si stanziarono a Veppo, antico feudo dei Malaspina
Il 15 ottobre 1594 Placidia Spinola reggeva il feudo di Veppo e Calice al Cornoviglio, insieme alla madre Diana de Mari vedova di Giannettino, avendolo ereditato dai nonni Niccolò e Placidia Doria .
Placidia Spinola aumentò le disposizioni statutarie del feudo e acquistò i censi di Veppo ratificati il 5 giugno 1595 ad Agostino Rebecchi procuratore di Veppo. Il censo ammontava a 29 scudi d’oro annui ed era costituito su una terra boschiva chiamata “la bandita di Veppo” confinante con la comunità di Calice al Cornoviglio.
Nel 1625 Placidia chiese e ottenne da Ferdinando II la rinnovazione del feudo di Calice e Veppo (memorie Pr Dom Marchione Malaspina etc. stampa Porrini di Giovagallo e Consultazioni del giureconsulto Bartolomeo Sertorio).
I Malaspina, ritenevano invalido il passaggio dai Doria agli Spinola per mancanza di “assenso Cesareo”. La situazione si risolse col matrimonio della sorella di Placidia, Brigida col principe Carlo I Cybo-Malaspina
I Rebecchi restarono nel territorio di Veppo dove possedevano ingenti proprietà terriere nei territori di Calice al Cornoviglio e Rocchetta Vara.
Fino all’inizio del XIX secolo si imparentarono con le più ricche famiglie di possidenti locali come i Costa e la nobile famiglia Grimaldi di Genova che si estinse con Dominica Grimaldi figlia di Luigi.
D’argento, al busto di re, al naturale, coronato ed incatenato d’oro.
La famiglia Rebecchi è oriunda dalla Germania e si è stabilita a Carpi dove si ha traccia fin dal XIV secolo. Nella città modenese divenne fiorente con notai e notabili. La “Casa Rebecchi” a Carpi è adornata da un battiporta in bronzo realizzato da Ercole Caleffi e descritto minuziosamente nel testo di Angelucci del 1869 "Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane".
La famiglia si imparentò coi Pio di Savoia e nel 1467 a seguito del matrimonio tra Zaffira Pio di Savoia e Galeotto Malaspina, un ramo dei Rebecchi si spostò da Carpi alla Val di Magra e si stanziarono a Veppo, antico feudo dei Malaspina
Il 15 ottobre 1594 Placidia Spinola reggeva il feudo di Veppo e Calice al Cornoviglio, insieme alla madre Diana de Mari vedova di Giannettino, avendolo ereditato dai nonni Niccolò e Placidia Doria .
Placidia Spinola aumentò le disposizioni statutarie del feudo e acquistò i censi di Veppo ratificati il 5 giugno 1595 ad Agostino Rebecchi procuratore di Veppo. Il censo ammontava a 29 scudi d’oro annui ed era costituito su una terra boschiva chiamata “la bandita di Veppo” confinante con la comunità di Calice al Cornoviglio.
Nel 1625 Placidia chiese e ottenne da Ferdinando II la rinnovazione del feudo di Calice e Veppo (memorie Pr Dom Marchione Malaspina etc. stampa Porrini di Giovagallo e Consultazioni del giureconsulto Bartolomeo Sertorio).
I Malaspina, ritenevano invalido il passaggio dai Doria agli Spinola per mancanza di “assenso Cesareo”. La situazione si risolse col matrimonio della sorella di Placidia, Brigida col principe Carlo I Cybo-Malaspina
I Rebecchi restarono nel territorio di Veppo dove possedevano ingenti proprietà terriere nei territori di Calice al Cornoviglio e Rocchetta Vara.
Fino all’inizio del XIX secolo si imparentarono con le più ricche famiglie di possidenti locali come i Costa e la nobile famiglia Grimaldi di Genova che si estinse con Dominica Grimaldi figlia di Luigi.
PODESTA'

Arma della famiglia Podestà di Genova. Albero nodrito su terrazzo erboso uscente dalla punta tutto al naturale sorretto da - 2 leoni controrampanti di oro affiancati da - 2 colonne di argento fondate sul terrazzo stesso tutto su azzurro. Una variante non ha i leoni.
Cecilia Podestà, figlia di Ermenegildo e Isabella Olivari è l'ultima della stirpe patrizia genovese. Proprietaria di Villa ai Gazzi a Loano spostò li la residenza col marito, il Marchese Teobaldo Garagnani, capitano marittimo collega del padre. All'inizio del secondo conflitto mondiale rientrò a Genova nel palazzo di famiglia in via Galeazzo Alessi.
Cecilia Podestà, figlia di Ermenegildo e Isabella Olivari è l'ultima della stirpe patrizia genovese. Proprietaria di Villa ai Gazzi a Loano spostò li la residenza col marito, il Marchese Teobaldo Garagnani, capitano marittimo collega del padre. All'inizio del secondo conflitto mondiale rientrò a Genova nel palazzo di famiglia in via Galeazzo Alessi.

LAURENTI (LAURATI,LAURENZI).
Arma: D'oro , ad un albero di verde , accostato da due levrieri affrontati al naturale , rampanti contro il fusto , il tutto sostenuto da una terrazza del secondo.
Hanno origine dalla stirpe romana dei Publicola. In Santa Maria in Publicolis c'è un sepolcro di famiglia. Marc' Antonio Laurenti era il medico di Benedetto XIV . la famiglia è discendente dei Malatesta di Rimini. Apollonia Laurenti, ultima del casato, viene registrata col cognome Laurati e sposa il nobile Filippo Fanti.
Arma: D'oro , ad un albero di verde , accostato da due levrieri affrontati al naturale , rampanti contro il fusto , il tutto sostenuto da una terrazza del secondo.
Hanno origine dalla stirpe romana dei Publicola. In Santa Maria in Publicolis c'è un sepolcro di famiglia. Marc' Antonio Laurenti era il medico di Benedetto XIV . la famiglia è discendente dei Malatesta di Rimini. Apollonia Laurenti, ultima del casato, viene registrata col cognome Laurati e sposa il nobile Filippo Fanti.

BALZANI
La famiglia Balzani è originaria della zona di Montegelli nei pressi di Sogliano al Rubicone dove è presente da prima del 1500 arrivando da Santo Stefano nella zona tra Toscana e Liguria nei pressi di Sarzana, stesso paese d'origine dei Bonaparte e coi quali condividevano incarichi civici. A Sarzana era presente fin dal medioevo il nome Balzanus e Balzani da cui si elevò il ramo nobile portante il nome Balzani con predicato di Santo Stefano. Nel 1238 Costantino de Bonaparte ottenne in ricompensa un cavallo dalla famiglia Balzani. Nel 1319 Giovanni Bonaparte fece procura ad un "Figliuccio del fu Balzano di Santo Stefano". Il cognome è legato al “balzo del cavallo imbizzarrito” presente anche nello stemma di famiglia conservato nel Blasone Cesenate. La famiglia comitale bolognese è oriunda anch’essa da Santo Stefano e ha lo stemma riportante solo le zampe del cavallo poste a croce di Sant’Andrea.
Lucia Balzani figlia di Giuseppe dei nobili Balzani di Santo Stefano e Adele Lami, nata a Montegelli nel 1906 sposa Giovanni Silighini. Il padre Giuseppe Balzani era ragioniere dell’Intendenza di Finanza.
La famiglia Balzani è originaria della zona di Montegelli nei pressi di Sogliano al Rubicone dove è presente da prima del 1500 arrivando da Santo Stefano nella zona tra Toscana e Liguria nei pressi di Sarzana, stesso paese d'origine dei Bonaparte e coi quali condividevano incarichi civici. A Sarzana era presente fin dal medioevo il nome Balzanus e Balzani da cui si elevò il ramo nobile portante il nome Balzani con predicato di Santo Stefano. Nel 1238 Costantino de Bonaparte ottenne in ricompensa un cavallo dalla famiglia Balzani. Nel 1319 Giovanni Bonaparte fece procura ad un "Figliuccio del fu Balzano di Santo Stefano". Il cognome è legato al “balzo del cavallo imbizzarrito” presente anche nello stemma di famiglia conservato nel Blasone Cesenate. La famiglia comitale bolognese è oriunda anch’essa da Santo Stefano e ha lo stemma riportante solo le zampe del cavallo poste a croce di Sant’Andrea.
Lucia Balzani figlia di Giuseppe dei nobili Balzani di Santo Stefano e Adele Lami, nata a Montegelli nel 1906 sposa Giovanni Silighini. Il padre Giuseppe Balzani era ragioniere dell’Intendenza di Finanza.

LAMI
Stemma della famiglia di Adele Lami come riportato nel biglietto delle nozze con Giuseppe Balzani. Origine Siena. Inquartato: nel 1° d'azzurro, al crescente montante d'oro, affiancato da due stelle a sei (o otto) punte dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, al falcone volante al naturale, afferrante con gli artigli un uccello riverso dello stesso; nel 3° pure d'azzurro, a due uccelli volanti al naturale, l'uno in banda e l'altro in sbarra; nel 4° di rosso, a due fasce d'oro; e alla fascia d'oro attraversante sul tutto.
La famiglia di Adele Lami era esponente di una nobile famiglia del senese. Il fratello Vincenzo Lami, era Consigliere Comunale a Sogliano al Rubicone e sposò la nobildonna Orsola Zavatti di Forlì.
Lo zio anch'esso di nome Vincenzo divenne deputato della XXIX Legislatura del Regno d'Italia. (Raccolta Ceramelli Papiani, fasc. 5823)
Stemma della famiglia di Adele Lami come riportato nel biglietto delle nozze con Giuseppe Balzani. Origine Siena. Inquartato: nel 1° d'azzurro, al crescente montante d'oro, affiancato da due stelle a sei (o otto) punte dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, al falcone volante al naturale, afferrante con gli artigli un uccello riverso dello stesso; nel 3° pure d'azzurro, a due uccelli volanti al naturale, l'uno in banda e l'altro in sbarra; nel 4° di rosso, a due fasce d'oro; e alla fascia d'oro attraversante sul tutto.
La famiglia di Adele Lami era esponente di una nobile famiglia del senese. Il fratello Vincenzo Lami, era Consigliere Comunale a Sogliano al Rubicone e sposò la nobildonna Orsola Zavatti di Forlì.
Lo zio anch'esso di nome Vincenzo divenne deputato della XXIX Legislatura del Regno d'Italia. (Raccolta Ceramelli Papiani, fasc. 5823)

MACCARI
Arma di Matilde Maccari, moglie di Antonio Silighini. Origine Cortona. Trinciato d'azzurro e d'oro, a due stelle a otto punte dell'uno nell'altro, e alla banda semipartita del secondo e del primo passata sulla trinciatura e munita di quattro «denti di rastrello» falcati, due d'oro uscenti dal bordo superiore dell'azzurro, e due d'azzurro uscenti dal bordo inferiore dell'oro. (Raccolta Ceramelli Papiani, fasc. 5886). Matilde, figlia unica di Pietro e Angela Piscaglia, era un'ereditiera titolare di azioni e beni sparsi per il territorio di Cesena e la Val Marecchia.
Arma di Matilde Maccari, moglie di Antonio Silighini. Origine Cortona. Trinciato d'azzurro e d'oro, a due stelle a otto punte dell'uno nell'altro, e alla banda semipartita del secondo e del primo passata sulla trinciatura e munita di quattro «denti di rastrello» falcati, due d'oro uscenti dal bordo superiore dell'azzurro, e due d'azzurro uscenti dal bordo inferiore dell'oro. (Raccolta Ceramelli Papiani, fasc. 5886). Matilde, figlia unica di Pietro e Angela Piscaglia, era un'ereditiera titolare di azioni e beni sparsi per il territorio di Cesena e la Val Marecchia.

MONTGOMERIE, MONTGOMERY
ARMA: Azzurro con tre fleur-de-lys d'oro. (di Borelan con gli anelli d'oro in aggiunta)
I Montgomery o Montgomerie emigrarono dal Galles alla Scozia nel XII secolo con i FitzAlan . La famiglia di origine Normanna deriva il suo cognome dalle terre del Galles, probabilmente da Honor of Montgomery che si trovava vicino alle terre dello Shropshire dei FitzAlan.
Il primo membro del clan in Scozia fu Roberto di Montgomery, e i primi possedimenti del clan (in Scozia) furono Eaglesham , nel Renfrewshire I membri del clan sono registrati nel Ragman Rolls della fine del XIII secolo , ma fu solo nel XIV secolo che la famiglia divenne famosa, attraverso un matrimonio dinastico con la famiglia Eglinton. Attraverso questo matrimonio il clan acquisì le tenute Eglinton; il clan acquisì anche le terre della famiglia Ardrossan (che forse era un ramo della famiglia Barclay ). A Borelan erano presenti i terreni di William Montgomerie di Borelan, padre di isabel vicino a dove Alessandro Silighini comprò possedimenti terrieri e cave di carbone
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ARMA: Azzurro con tre fleur-de-lys d'oro. (di Borelan con gli anelli d'oro in aggiunta)
I Montgomery o Montgomerie emigrarono dal Galles alla Scozia nel XII secolo con i FitzAlan . La famiglia di origine Normanna deriva il suo cognome dalle terre del Galles, probabilmente da Honor of Montgomery che si trovava vicino alle terre dello Shropshire dei FitzAlan.
Il primo membro del clan in Scozia fu Roberto di Montgomery, e i primi possedimenti del clan (in Scozia) furono Eaglesham , nel Renfrewshire I membri del clan sono registrati nel Ragman Rolls della fine del XIII secolo , ma fu solo nel XIV secolo che la famiglia divenne famosa, attraverso un matrimonio dinastico con la famiglia Eglinton. Attraverso questo matrimonio il clan acquisì le tenute Eglinton; il clan acquisì anche le terre della famiglia Ardrossan (che forse era un ramo della famiglia Barclay ). A Borelan erano presenti i terreni di William Montgomerie di Borelan, padre di isabel vicino a dove Alessandro Silighini comprò possedimenti terrieri e cave di carbone
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