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Francesca La Gala 
​nasce a Cantù il 7 marzo 1983, figlia di imprenditori comaschi esponenti di una nobile famiglia originaria di Acerenza e di una dinastia di architetti, il suo bisnonno Claudio Vender, figlio del nobile Marchese Vezio, viene considerato tra i più importanti architetti del '900 lombardo.
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Ex alunna del liceo scientifico “G.B. Grassi” di Saronno, ha vissuto tra Cermenate e Cogliate fino al 2009 quando si è trasferita nella città degli amaretti e ha sposato il regista Luciano Silighini Garagnani, per poi diventare mamma della piccola Alice nel 2011. Dopo la laurea con 110 e lode in Conservazione dei beni culturali ad indirizzo cinema e teatro alla Statale di Milano con una tesi su "Il teatro delle diversità" redatta dal prof. Paolo Bosisio, nel 2009 inizia a lavorare a Sky Pubblicità come Order Management, mentre dal 2021 è Order e Booking per Sky Media.


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Fin da ragazza muove i primi passi nel mondo dello spettacolo. Prende lezioni di canto da Ginetta Terenzi, stessa insegnante di Mina e Mia Martini, si esibisce al fianco di Marco Masini, ospite in trasmissioni musicali come "Top of the Pop" su Italia 1. A 18 anni è valletta di "La sai l'ultima?" su Canale 5 al fianco di Claudio Lippi e Natalia Estrada. Attrice protagonista della fiction Rai in 4 puntate "Suor Jo: i gialli dell'anima", è al fianco de "I Soliti idioti" come protagonista del telefilm in onda su MTV "Bathroom" e affianca il Mago Casanova nel telefilm "L'ora della Magia" su Disney Channel. Per Mediaset è showgirl di "DanceIT" e presentatrice del programma musicale "M&M". Si forma come ballerina di Hip Hop e danza moderna al MAS di Milano. Vincitrice della fascia di "Miss Deborah" per Miss Italia, a 19 anni ha vinto il concorso nazionale "Miss Azzurra: la più bella di Forza Italia" ed è stata protagonista dello speciale "Tv7" del Corriere della sera, di Telecamere per Raitre e "Porta a Porta" su Raiuno con ospite in studio Silvio Berlusconi.
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Volto di numerosi spot televisivi, telepromozioni e campagne pubblicitarie ha girato come attrice protagonista quattro film ed è stata premiata all' Hollywood Independent Film Festival di Los Angeles per la sua interpretazione in "Seline" diretto dal marito Luciano Silighini Garagnani.
E' stata nel direttivo degli Amici della Lirica "Giuditta Pasta" di Saronno e tuttora è attiva nell'associazione.

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Con S.A.R. Emanuele Filiberto a Roma durante la cena per l'anniversario di fondazione dell' Istituto per le Guardie d'Onore alla Reali tombe del Pantheon

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Nel 2024 viene accolta come Dama del Real Ordine di San Michele dell'Ala da Dom Duarte Pio di Braganza, erede al trono del Portogallo.
Lo stesso anno entra nel Vitez Rend d'Ungheria con investitura di S.A.I.R. l'Arciduca Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena
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Investitura Vitez Rend con Giuseppe Carlo d'Asburgo Lorena. 25 maggio 2024, Casale Monferrato
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Con Giuseppe Carlo d'Asburgo Lorena e Pier Felice degli Uberti
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Col Principe Maurizio Gonzaga del Vodice di Vescovato
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Nomina a Dama del Real ordine di San Michele dell'Ala da parte di Carlos Evaristo a nome di Dom Pio di Braganza
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Tartan di Francesca La Gala. Registrato al Tartan Register del Governo scozzese

FAMIGLIA LA GALA (Nobili di Acerenza, oriundi dalla Francia) 
Varianti: Gala, Lagala, De La Gala, De Lagala 

La famiglia è nota anche con le varianti Gala, Lagala e De Lagala ed è oriunda da Tournus sulla Loira col nome di Galand, derivato a sua volta dalla famiglia Colin con Antoine Colin, signore di Venière, detto Galand (dal greco Gal, chiaro). Nel 1276 il nobile Antoine Galland si trasferì nella zona di Pietragalla e Acerenza al fianco di Carlo d’Angiò.
Nel 1583 Jean Baptiste Galand sposa Cristine de Boyer e innalza l’arma nuova col leone italianizzando il cognome in Gala, La Gala e De Lagala. I toponimi Gala, La Gala compaiono tuttora nella zona di Acerenza. Il paese confinante, Pietragalla, può avere la stessa origine ma anche derivare dalla grande presenza di pietra di tufo nella zona. Altra origine del nome “Pietragalla” viene attribuita dal Racioppi da "gallande" termine francese che sta per munito e fortificato, forse da mura merlate, poiché derivate da gallanda, corona. Ciò trova riscontro nell’influenza francese che ha avuto Pietragalla partecipando alle vicende politiche del periodo (Rivolta contro Carlo D'Angiò nel XIII sec.) subisce l'influsso della presenza francese sia sotto il profilo culturale che architettonico. A questo periodo risale la costruzione dell'attuale strada Breccia che collega il centro del paese con il borgo vinicolo (I Palmenti costruiti intorno al 1300).L'influenza provenzale si rivela anche nell'uso dell'attuale dialetto, nelle tradizioni e nei costumi. L’origine più comune, ma nello stesso tempo più leggendaria, farebbe derivare il termine dal nome di un ipotetico fondatore, Pietro Cancellario detto il "Gallo" (Condottiero dalle origini galliche), che avrebbe fondato il paese insieme alla vicina Cancellara. Un'altra versione, molto semplicistica ma non priva di logica, farebbe derivare il nome del paese dalla presenza di numerose Pietre Gialle (e indubbiamente si tratta di tufo) nel suo territorio. Poco attendibili le derivazioni dal Francese "Gaillard" che significa castello o dal moderno "Galet" che stà per ciottolo.
Il feudo di Grottole, a 70 km da Acerenza, durante il regno del Principe Tommaso Sanseverino, era governato dal nobile Scipione Gala che il 9 aprile 1797 , sposò la nobildonna grottolese Anna Cecire , con la quale abitò poi nel castello. (Minoranze etniche e culturali fra XV e XIX secolo: atti del convegno di studi : Bisignano, 19 giugno 2000).
Il 1 settembre 1808 il Principe Don Giuseppe Pignatelli di Belmonte censì a Don Antonio Gala una parte del castello di Acerenza con terre adiacenti e due torri.
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Palazzo Gala
FotoChiesa gentilizia della famiglia dedicata a San Vincenzo
Il settecentesco Palazzo Gala sorge nei pressi di Porta San Canio ad Acerenza. Nel paese è presente anche la Chiesa gentilizia della famiglia dedicata a San Vincenzo.
Nel 1860 il nobile Don Francesco La Gala, patriota, viene eletto deputato al parlamento del Regno d’Italia nel collegio di Acerenza per l’ottava legislatura fino al 10 marzo del 1864 
Il notaio Don Teodosio La Gala attivo nel 1894 insieme al Notaio Canio Giuseppe La Gala (nel 1872) venne arrestato durante le insurrezioni del 1851, perseguitato come “Martire della Lucania” per l’Unità d’Italia. (Palmaverde Indicatore universali, Ed. Pellino, Torino 1872) 
Nel 1896, Giuseppe La Gala era esercente di Mulini a vapore, con Canio La Gala, mentre Antonio La Gala era produttore di Olio di Oliva.  
Nel 1903 e 1911 è Sindaco di Acerenza, il notaio Don Antonio La Gala, possidente del luogo. 
Sempre 1903 vengono elencati negli annuari del Regno come produttori di vino i La Gala Antonio, Giuseppe e Teodosio 
Con regio decreto del 1922 ottenne una ricompense al valore militare Canio La Gala (nato nel 1890 e figlio di Antonio), sottotenente complemento artiglieria. 
Nel 1933,nasce a Mignanego (Genova) Francesco Antonio La Gala, figlio del Brigadiere Antonio La Gala fu Giuseppe, (nato ad Acerenza nel 1900 e sposato con Graziosa Bianchi di Giovanni), imprenditore. Da lui Marcello, padre di Francesca La Gala

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Colin de Verdière: ​D'argent à la fasce de gueules, accompagnée en chef d’une aigle de sable et en pointe d’un lion de sinople
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Arma La Gala, Gala, De La Gala, Lagala: D'azzurro, al leone d'oro, guardante una cometa d'argento, posta nel primo cantone, attraversato dalla banda del secondo. Fonte: Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti" vol.I, compilato dal Comm. G.B. di Crollalanza,
GENEALOGIA
1410 Jeanne Colin detto Galand, sposa Jean Delaval
I
1450 Nicolas Colin detto Galand
I
1485 Antoine Colin detto Galand
I
1525 Jean Baptiste Galand  sposa Cristine de Boyer de Champlecy (nel 1568)
I
1570 Antoine Galand
I
1608 Nicola Gala
(Il primo a usare il cognome Gala tagliano le "nd" finali)
I
1643 Giovanni Gala
(Nel 1706 il Feudo di Verniere viene ceduto dall’ultimo signore di Verniere, Philippe Galand sposo di Marguerite de Fontaine de La Valette,
al Capitolo di Saint Vincent de Chalon)
I
1678 Antonio
I
1710 Francesco
I
1745 Giovanni
I
1767 Nobile Scipione, sposa nobildonna Anna Cecire e ottiene dal Principe Tommaso Sanseverino il feudo di Grottole
I
1787 Nobile Don Antonio, ottiene nel 1808 dal Principe Don Giuseppe Pignatelli il Castello Di Acerenza
I
1810 Francesco, patriota viene eletto Deputato al Parlamento del Regno d'Italia
I
1831 Canio, notaio, patriota "Martire della Lucania per l'Unità d'Italia"
I
1870 Giuseppe, sposa Antonia Di Lergina, proprietario di mulini a vapore e terriero con piantagioni ulivi e dediti alla produzione di olio
I
1900 Antonio sposa Graziosa Bianchi, brigadiere dei Carabinieri
I
1933 Francesco nato a Mignanego (Genova) sposa Rosanna Ruggeri, imprenditore nel settore galvanica
I
1961 Marcello nato a Como,sposa Simonetta Vender
I
1983 Francesca, nata a Cantù (Co) sposa Luciano Francesco Silighini Garagnani Lambertini, Barone di Mugdock e Lord di Ufford Hall.
I
Alice Silighini Garagnani Lambertini

Famiglia Vender ( Freytag)
Marchesi di Termeno
Nobili del Sacro Romano Impero con predicato  von Freyenmuth zu Platzegg

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Vender (freytag) Von Freyenmuth Zu Platzegg. Famiglia documentata a Coredo (Tn) dal 1323. Registrata negli elenchi dei nobili gentili del 1529 di Coredo e Strombiano. Il ramo di Termeno tedeschizza il cognome in Freytag. L’arciduca Ferdinando concede uno stemma ad Andreas e Abram di Altenburg il 4.05.1590. Nobiltà del Sacro Romano Impero concessa al trentino Carlo di Termeno, parroco a Cortaccia, il 30.11.1672 (1670) con miglioramento dello stemma da Leopoldo I. Aggiunta del predicato l’8.02.1673 allo stesso Carlo. Miglioramento dell’arma concesso da Leopoldo I il 4.09.1693. Il capitolo di Trento, sede vacante, la iscrive nella matricola nobiliare vescovile il 9.10.1692 per i meriti guadagnati da Carlo, amministratore vescovile a Termeno. Georg Siegmund e Hieronymus fratelli ottengono la nobiltà col predicato Von Freyenmuth Zu Platzegg da Leopoldo i il 25.02.1681. Claudio Vender viene considerato uno dei maggiori architetti Lombardi del XX secolo. Claudio Vender nasce a Milano il 20 marzo 1904, da Maria Calvi e dal Marchese Vezio Vender, ingegnere chimico autore di diversi prodotti brevettati e utilizzati nelle aziende della famiglia. Claudio rimane quindicenne orfano del padre, assieme ai tre fratelli maggiori, Mario, Domenico e Federico. A quest'ultimo, divenuto fotografo di notevole fama, rimarrà sempre particolarmente legato. Già in gioventù Claudio Vender dimostra una spiccata attitudine alla pittura e alla musica - suona il pianoforte - e il suo temperamento artistico si riflette anche nell'attenzione, quasi vezzosa, con cui cura l'abbigliamento. Come per Mario Asnago, seppur con minore continuità, l'esercizio pittorico è una passione coltivata per tutta la vita; di lui rimangono molte opere a olio, acquarello, matita colorata, carboncino (sono nature morte, ritratti della moglie e dei figli, composizioni geometriche elaborate con studiate sequenze di piani).
Nel 1918 inizia la frequentazione del primo corso comune dell'Accademia di Brera; al termine dei tre anni di insegnamento - congiunto al Politecnico di Milano per le materie inerenti l'architettura - si iscrive al corso di nudo, ma non risulta abbia preso parte alle lezioni.
L'indole artistica di Vender trova riscontro in numerose occasioni, prendendo posizione sull'orientamento delle scuole di architettura che, in quegli anni, si stanno strutturando come facoltà universitarie; in particolare, egli sottolinea lo spirito artistico che deve prevalere nella formazione dell'architetto, rispetto all'economia della costruzione e alla padronanza degli studi matematici più consone alle attitudini degli ingegneri.
Ottiene nell'ottobre del 1922 la licenza di architettura al Regio Istituto di Belle Arti di Bologna e, nel mese successivo, è diplomato professore in disegno architettonico.
Dal 1923 al 1927 dà lezioni private di architettura e disegno e dal 1927 insegna disegno professionale in una scuola di Nova Milanese. Per dieci anni, dal 1933 al 1942, Vender tiene un corso serale di disegno tecnico alla Scuola professionale Istituzione Generoso Galimberti.
Vender, che avversa il corpo insegnante quale espressione di idee tradizionaliste ancorate alla "pratica dell'intaglio e del mobile in stile", dirigerà la scuola dal 1952 al 1958, dando ampio spazio alla moderna cultura dell'insegnamento tecnico e del disegno meccanico.
Vender risiede con la famiglia nella casa milanese di via Canova 37 fino al 1927, quando sposa Bianca Longoni, con la quale avrà quattro figli. Nel 1936 trasferisce l'abitazione a Seveso, in una villa d'inizio secolo. Negli ultimi anni della sua vita trascorrerà lunghi periodi nella casa progettata a Malcesine, sul lago di Garda, dedito a seguire le opere di numerosi cantieri di costruzione di ville e complessi residenziali e alberghieri.
La morte lo coglie a Saronno il 23 settembre 1986. Suo figlio Mario genera Simonetta, madre di Francesca La Gala.
Stemma del 1590: di nero, alla fascia d’argento caricata di una rosa di rosso cimiero: 2 corna di bufalo troncate rispettivamente d’argento e di rosso e di nero d’argento.
​Stemma del 1670: partito: nel 1° di rosso, al leone d’oro, coronato del medesimo, tenente un grappolo d’uva al naturale con le branche, su un monte di 3 cime di verde; nel 2° di nero, alla fascia d’argento caricata di una rosa di rosso cimiero: il leone dello scudo, nascente tra 2 corna di bufalo troncate rispettivamente d’argento e di rosso e di nero e d’oro ed ornate lateralmente da 3 piume di struzzo alias: partito: nel 1° di verde, al leone d’oro; nel 2° di rosso, alla fascia d’argento caricata di una rosa di rosso fogliata di verde stemma del 1681: partito: nel 1° di nero, al leone d’oro, coronato del medesimo, tenente un grappolo d’uva al naturale con le branche, su un monte di 3 cime d’oro; nel 2° di rosso, alla fascia d’argento caricata di una rosa gambuta e fogliata al naturale cimieri: la rosa dello scudo tra 2 corna di bufalo con pennacchi di 3 penne di pavone, troncate rispettivamente d’oro e di nero e di rosso e d’argento; il leone dello scudo, nascente.
Stemmi e notizie di famiglie trentine / G. Tabarelli De Fatis, Luciano Borrelli. -numero monografico di: Studi Trentini di scienze storiche. Sezione prima. Trento. a. 83 (2004), n. 4 ; a. 84 (2005), n. 1, supplementi.

Ruggeri  (nobili di Parma e Piacenza)
Originaria della Germania, nobilitatasi nel territorio di Parma, Modena, Piacenza ed emigrata in Lunigiana nel XVI sec.

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Deriva dal nome germanico Hrodgaer composto da Hroth, "fama, gloria" e Gaira, "lancia" e significa pertanto "lancia gloriosa/chi dà gloria con la lancia". La famiglia de Rogheriis scese a Parma dalla Germania nel 718 con Guido.  Francisco de Rogheriis, notaio parmigiano e Guido, condottiero storico di Parma, sono i primi a distinguersi nell’XII secolo nei territori Parmigiani e Modenesi. Nel 1186 Federico I investì del feudo di Felino il Cavalier Guido della famiglia parmigiana dei Ruggeri (in latino de Rogheriis, de Rogleriis) insieme con le terre circostanti. Il castello appartiene ancora alla stessa famiglia nel 1258 , allorchè il Comune di Parma prescrive l’incremento della coltura degli ulivi. Con la figlia di Bonaccorso Ruggeri, Anita, il castello finisce nelle mani dei Rossi. Piermaria Rossi ribattezzo il castello di Felino col nome di Rocha Leone. (Castelli parmigiani,Gugliemo Capacchi Artegrafica Silva, 1984). Agnese figlia di Bonaccorso Ruggeri sposa Rolando Rossi, fratello del Vescovo di Parma Ugolino (morto nel 1377)  figlio di Guglielmo Rossi. Nel 1346 il castello è ceduto a Ugolino e Giacomo Rossi.  La famiglia Ruggeri, detta anche dei Parisoni, si stabilisce nella zona di Pastina nel Comune di Bagnone secondo gli studi di Giovanni Ruggeri (1932-2008) autore di una poderosa ricerca sulla storia di Bagnone rintracciabile sul sito internet Bagnonemia.  Il capostipite della famiglia è stato un prete di origine modenese, che venne incaricato della parrocchia di San Tommaso in Pastina nel 1574, il quale venne coi suoi familiari, tra questi un nobile capitano al servizio degli Estensi  titolare dello stemma e titolo nobiliare che rimarrà alla famiglia.  Pastina era conglobata nella parrocchia della Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano. Fino al 1500 circa le funzioni religiose venivano celebrate presso la cappella tuttora mantenuta in vita dalla famiglia Ruggeri, da molti anni trasferitasi in Bagnone, la quale ogni anno fa celebrare a proprie spese la festa votiva detta "La Madonna di Serabonzi". Presso la cappella esisteva un quadro antico o comunque databile 1400/1500, raffigurante la Madonna, ma recentemente rubato da ignoti predatori di opere d’arte ed oggetti Sacri. La parrocchia autonoma verrà istituita nella seconda metà del 1500, e sarà dedicata a San Tommaso Apostolo. La cappella di Serabonzi è conosciuta anche come Cappella della Madonna di Loreto, nel cui interno si custodiva un dipinto ad olio del 1600 che la raffigurava. Opera di un buon valore commerciale, subito dopo aver subito un recente restauro conservativo è stata trafugata da ignoti. Il dipinto e la costruzione sono di proprietà della famiglia Ruggeri, che a Pastina erano anche possedenti di una vasta proprietà terriera. Il manufatto, di modeste dimensioni, è in ottimo stato di conservazione perchè è sempre stato gestito e mantenuto dalla famiglia Ruggeri. I “Parisoni” Ruggeri sono tra i più antichi commercianti in Bagnone, e si ha notizia di questa attività dalla fine del XVII secolo. Nella Cappella di Serabonzi, ogni anno per tradizione, si celebra una festa religiosa il 21 novembre. Dal dopoguerra gli abitanti di Pastina festeggiano questa data, per ringraziare la Madonna, divenuta la protettrice dei capifamiglia sparsi in Alta Italia ad esercitare la professione dell’ambulante, in dialetto del "Barsan". Il termine "Serabonzi" non è stato mai chiarito e non si conoscono le origini. (Memorie di Lunigiana, di Adriana G. Hollett, Bagnone e i suoi signori, Tipografia digitale Carrara 2009). Dalla Lunigiana un ramo di famiglia si spostò a Diano Marina, nel levante ligure. Qui nacque Giambattista Ruggeri, Ministro degli esteri e plenipotenziario a Parigi della Repubblica ligure, prefetto della Mosa, Cavaliere della Legion d'Onore, nominato barone dell'Impero francese (1810, febbraio 14), donatario in Roma, 1809, dicembre 3. Il suo stemma di famiglia era: troncato, al 1° partito d'azzurro a cinque crocette, d'argento, ricrociate 3, 2, al secondo dei baroni prefetti; al terzo d'oro. (XXIII, p. 445) (Araldica Napoleonica In Italia, a cura di Giacomo C. Bascapé e Marcello Del Piazzo, Ruolo dei titoli Conferiti da Napoleone in Piemonte e in Liguria allora unite all'impero Francese, 1932). 
Rosanna Ruggeri di Bagnone sposa Francesco La Gala, nonni di Francesca La Gala
ARMA: D'azzurro, al leone passante rivolto d'oro sostenuto da un terrazzo di verde, e sormontato da un sole figurato raggiante d'oro.  
Blasone della famiglia Ruggeri dell’Emilia e Lunigiana. Disegno dello stemma pubblicato nel "Il Blasone cesenate", redatto dal canonico Gioacchino Sassi (1811-1880) conservato presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena - Italia. 
TITOLO: Nobili 

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Palazzo Ruggeri a Bagnone

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