I GARAGNANI
Originari di Carignano
Le origini

Secondo un racconto mitologico privo di fonti oggi verificabili, nel 964 è presente a Carignano, nel parmense, un Barone del Sacro Romano Impero indicato dal Vescovo Oberto poi come Marchese Carrignano e da lui trarrebbe origine la famiglia Garagnani con mutazione del nome da Carignani in Garagnani con Francesco nato nel 1178 e figlio di Giacomo Carignani ed Elena Seccadenari. Nel 1348 Giovanni venne nominato Marchese da Papa Clemente VI e passa in Padova dove la famiglia si distinse per opere e censo. Furono tra i fondatori dell'Università di Padova e si imparentarono con la famiglia del doge di Venezia Andrea Contarini con Nicolò che ne sposa una nipote, Francesca. Nel 1464 con Giacomo, la famiglia si trasferì nel bolognese e precisamente a Crespellano dove tuttora possiede proprietà terriere e l'antico castello. A Bologna, tra la Porta Galliera e la Porta Lame, la famiglia possedette vasti appezzamenti di terreno che furono conosciuti fin dai primi del XIX secolo col nome di "Orti Garagnani". Nella stessa città sorge il Palazzo Garagnani che venne edificato nel XVI secolo, probabilmente su disegno di Andrea Marchesi, detto anche il Formigine, architetto e intagliatore di origine modenese. All'interno di Palazzo Garagnani è ancora intatta una spettacolare scala barocca, risalente al 1750 e progettata da Giovanni Carlo Bibiena. La famiglia si stanziò nella zona della Val Samoggia, tra Crespellano e Piumazzo possedendo castelli, case e molti terreni. Ubaldo Garagnani era architetto e maestro delle costruzioni, alunno proprio della scuola del Bibiena e in seguito divenne Ufficiale dello Stato civile del Dipartimento del Reno. Imparentatesi con le più nobili famiglie italiane (gli Sforza, i Visconti, i Pallavicino, i Landi, i Malatesta), all'inizio dell'ottocento, Filippo ,figlio di Ubaldo sposò Anna, l'ultima dei Lambertini Marchesi di Poggio Renatico, pronipote di Beata Imelda e di papa Benedetto XIV.
Filippo per conto dell'Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Opizzoni, nel 1814 fu senatore del Regno d'Italia napoleonico. A seguito dell'aiuto economico fornito per la Chiesa di Santa Lucia in Bologna, nel 1852 ebbe concessione del titolo di Marchese con breve di S.S. Pio IX per il quale svolgeva l'incarico di Ufficiale Cursore e suo figlio Raffaele (Raffaello) nel 1847 iniziò la professione di avvocato e di professore di Belle lettere a Bologna (lasciò poi la cattedra a Giosuè Carducci prima e a Pascoli dopo). Nei due anni successivi si appassionò alle idee risorgimentali, fu Console Pontificio presso Genova e a seguito della Seconda guerra d'indipendenza si schierò con i Savoia guidando i gruppi mazziniani nell'insurrezione di Bologna del 1853. La sua scelta portò alla divisione della famiglia in due rami: i "biondi" seguaci di Cesare, fedeli a Papa Pio IX e nominati poi Conti ed i "neri" seguaci di Raffaele, favorevole al Regno d'Italia.
Filippo per conto dell'Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Opizzoni, nel 1814 fu senatore del Regno d'Italia napoleonico. A seguito dell'aiuto economico fornito per la Chiesa di Santa Lucia in Bologna, nel 1852 ebbe concessione del titolo di Marchese con breve di S.S. Pio IX per il quale svolgeva l'incarico di Ufficiale Cursore e suo figlio Raffaele (Raffaello) nel 1847 iniziò la professione di avvocato e di professore di Belle lettere a Bologna (lasciò poi la cattedra a Giosuè Carducci prima e a Pascoli dopo). Nei due anni successivi si appassionò alle idee risorgimentali, fu Console Pontificio presso Genova e a seguito della Seconda guerra d'indipendenza si schierò con i Savoia guidando i gruppi mazziniani nell'insurrezione di Bologna del 1853. La sua scelta portò alla divisione della famiglia in due rami: i "biondi" seguaci di Cesare, fedeli a Papa Pio IX e nominati poi Conti ed i "neri" seguaci di Raffaele, favorevole al Regno d'Italia.

Andò esule a Torino, dove nacque il suo secondo genito Timoleone nel 1853, e il suo "Avviso agli italiani ed agli emigrati per la futura riscossa" (edizioni Streffenone, Torino, 1853) fu inserito dalla polizia austriaca tra i libri proibiti del 1855.
Scrittore di molte opere, Raffaele (Raffaello) Garagnani proprio in un suo libro scritto nel 1859 ed edito nel 1860, La Lega Lombarda con lo stile romantico del tempo ambientava le novelle di Alberto da Giussano ai giorni suoi invitando il lontano parente Papa Pio IX a "sentirsi italiano". Ottenne il plauso del Ministro Casati che lo nominò professore di letteratura a Saluzzo mentre Vittorio Emanuele II gli concesse la cittadinanza del Regno di Sardegna, ma proprio a seguito di quel libro si scatenarono anche le ire del Pontefice e a Raffaele, già rifugiatosi a Saluzzo in compagnia del Prati al seguito di un'insurrezione da lui guidata a Bologna nel 1853 contro gli Austriaci, gli furono confiscati i beni nonché gli fu tolta la possibilità di esercitare le sue professioni nello Stato Pontificio. Il Ministro Mamiani, apprezzava Raffaeele e lo trasferì nel 1861 come insegnante a Mondovì dove nacque il terzogenito Teobaldo. Lo stesso anno chiese all'amico Ministro De Sanctis di poter rientrare nel territorio romagnolo in quanto il padre Filippo era malato e venne mandato a Senigallia dove Raffaele ambientò il suo romanzo "La perla di Senigallia" (ed. Vitali, 1862) ma pubblicò anche un atto d'accusa ai metodi usati dal Ministero della pubblica istruzione del nuovo Regno, criticandone l'uso politico. Il testo si intitolava "All'avvocato Giambattista Vecchietti da Bologna lettera sulla pubblica istruzione" (Ed. Farina, Senigallia 1862) e le stesse tesi sulla libertà dell'insegnamento le ribattè nel testo "L'Avvocato Raffaello Garagnani per se medesimo" (Ed. Eridano, Ferrara 1874). Raffaele rientrò a Bologna dove riprese a fare l'avvocato e rafforzò il legame con Giosuè Carducci. Pubblicò oltre 50 opere di vario genere, professando con penna e voce le sue opinioni contrarie a quelle comuni quando lo riteneva opportuno. Dopo il 1870 Raffaele poté tornare completamente alla sua attività, riappacificandosi col Papa Pio IX a seguito della "breccia di Porta Pia" ma non entrò più in possesso dei suoi beni passati ai "biondi" restati sempre fedeli al Papa. Raffaele era Cavaliere Quirito, Cavaliere Romanista, Cavaliere Tiberino, membro della Romoludum Familiae, Cavaliere Pastore Arcade col nome di Terpandro Seicionio.
Raffaele Garagnani era sposato con Rita Fanti, figlia del patrizio Filippo, membro della corte Pontificia come il padre di Raffaele, e di Apollonia Leurati discendente dei Malatesta di Rimini. Ebbe 4 figli: Catone (nato a Bologna nel 1847), Timoleone (nato a Torino nel 1853), Teobaldo (nato a Mondovì nel 1861) e Antinore che morì appena nato al rientro a Bologna.
Teobaldo, figlio terzogenito di Raffaele, era Capitano marittimo e spostò la famiglia in Liguria. Ottenne con breve di S.S. Leone XIII nel 1885 il titolo di Marchese come ringraziamento del Sommo Pontefice verso il padre Raffaele che dedicò proprio al Papa, in occasione del suo giubileo, l'opera "La Battaglia di Lepanto" (Mareggiani,1887). Suo figlio Francesco Giuseppe, nacque a Loano. Direttore della Banca Commerciale di Genova, durante la Seconda Guerra Mondiale carabiniere, comandante al servizio della Quinta Armata, fu pluridecorato dagli Stati Uniti d'America per l'attività svolta durante la grande guerra.
Gabriele Migliardi "Villa Edvige Garagnani. Origini, storia e restauro"
Libro d'oro della Nobiltà Italiana Collegio Araldico
Archivio di Egano Lambertini
Scrittore di molte opere, Raffaele (Raffaello) Garagnani proprio in un suo libro scritto nel 1859 ed edito nel 1860, La Lega Lombarda con lo stile romantico del tempo ambientava le novelle di Alberto da Giussano ai giorni suoi invitando il lontano parente Papa Pio IX a "sentirsi italiano". Ottenne il plauso del Ministro Casati che lo nominò professore di letteratura a Saluzzo mentre Vittorio Emanuele II gli concesse la cittadinanza del Regno di Sardegna, ma proprio a seguito di quel libro si scatenarono anche le ire del Pontefice e a Raffaele, già rifugiatosi a Saluzzo in compagnia del Prati al seguito di un'insurrezione da lui guidata a Bologna nel 1853 contro gli Austriaci, gli furono confiscati i beni nonché gli fu tolta la possibilità di esercitare le sue professioni nello Stato Pontificio. Il Ministro Mamiani, apprezzava Raffaeele e lo trasferì nel 1861 come insegnante a Mondovì dove nacque il terzogenito Teobaldo. Lo stesso anno chiese all'amico Ministro De Sanctis di poter rientrare nel territorio romagnolo in quanto il padre Filippo era malato e venne mandato a Senigallia dove Raffaele ambientò il suo romanzo "La perla di Senigallia" (ed. Vitali, 1862) ma pubblicò anche un atto d'accusa ai metodi usati dal Ministero della pubblica istruzione del nuovo Regno, criticandone l'uso politico. Il testo si intitolava "All'avvocato Giambattista Vecchietti da Bologna lettera sulla pubblica istruzione" (Ed. Farina, Senigallia 1862) e le stesse tesi sulla libertà dell'insegnamento le ribattè nel testo "L'Avvocato Raffaello Garagnani per se medesimo" (Ed. Eridano, Ferrara 1874). Raffaele rientrò a Bologna dove riprese a fare l'avvocato e rafforzò il legame con Giosuè Carducci. Pubblicò oltre 50 opere di vario genere, professando con penna e voce le sue opinioni contrarie a quelle comuni quando lo riteneva opportuno. Dopo il 1870 Raffaele poté tornare completamente alla sua attività, riappacificandosi col Papa Pio IX a seguito della "breccia di Porta Pia" ma non entrò più in possesso dei suoi beni passati ai "biondi" restati sempre fedeli al Papa. Raffaele era Cavaliere Quirito, Cavaliere Romanista, Cavaliere Tiberino, membro della Romoludum Familiae, Cavaliere Pastore Arcade col nome di Terpandro Seicionio.
Raffaele Garagnani era sposato con Rita Fanti, figlia del patrizio Filippo, membro della corte Pontificia come il padre di Raffaele, e di Apollonia Leurati discendente dei Malatesta di Rimini. Ebbe 4 figli: Catone (nato a Bologna nel 1847), Timoleone (nato a Torino nel 1853), Teobaldo (nato a Mondovì nel 1861) e Antinore che morì appena nato al rientro a Bologna.
Teobaldo, figlio terzogenito di Raffaele, era Capitano marittimo e spostò la famiglia in Liguria. Ottenne con breve di S.S. Leone XIII nel 1885 il titolo di Marchese come ringraziamento del Sommo Pontefice verso il padre Raffaele che dedicò proprio al Papa, in occasione del suo giubileo, l'opera "La Battaglia di Lepanto" (Mareggiani,1887). Suo figlio Francesco Giuseppe, nacque a Loano. Direttore della Banca Commerciale di Genova, durante la Seconda Guerra Mondiale carabiniere, comandante al servizio della Quinta Armata, fu pluridecorato dagli Stati Uniti d'America per l'attività svolta durante la grande guerra.
Gabriele Migliardi "Villa Edvige Garagnani. Origini, storia e restauro"
Libro d'oro della Nobiltà Italiana Collegio Araldico
Archivio di Egano Lambertini
ARMA GARAGNANI ANTICO: Albero nodrido sulla campagna di verde a sinistra- 2 cavalli galoppanti rivolti un sull'altro sullo stesso terrazzo tutto al naturale su argento con il capo d'azzurro caricato di tre stelle (5) d'oro
ARMA GARAGNANI MODERNO: D'argento al cavallo naturale passante sulla campagna di verde, imbrigliato e sellato d'oro, con il capo di rosso caricato di tre stelle (6) d'oro
ARMA GARAGNANI MODERNO: D'argento al cavallo naturale passante sulla campagna di verde, imbrigliato e sellato d'oro, con il capo di rosso caricato di tre stelle (6) d'oro
CASTELLO GARAGNANI
Crespellano
Crespellano

PALAZZO GARAGNANI, VIA CASTIGLIONE, BOLOGNA

PALAZZO GARAGNANI, STRADA MAGGIORE
BOLOGNA
Rita Fanti, ultima di stirpe patrizia e Raffaele Garagnani
Cecilia Podestà, patrizia genovese
e moglie di Teobaldo Garagnani |
Santa Gemma Galgani, cugina della N.D. Cecilia Podestà Garagnani tramite la madre N.D. Aurelia Landi
S. Em. Cardinale Eugène Gabriel Gervais Laurent Tisserant, decano dei cardinali ha presieduto due Conclavi e il Consiglio di Presidenza del Concilio Vaticano II. Cugino di Dorina Morazzini Garagnani, ha ufficializzato le nozze di lei con Francesco Garagnani.
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